Sono bastati i primi 2-3 chilometri per capire come sarebbe andata a finire la Maratonina del Vco edizione numero 16. Un keniano e un marocchino subito all'attacco, gli altri attenti a non bruciarsi prima del tempo. Ha vinto Abraham Kipkemei Talam, keniano in forza all'Atletica Futura, con il tempo di un'ora 04'51", precedendo di 6" il marocchino Hicham Abou El Abbas, del team Casone Noceto. Nomi difficili da memorizzare, destinati a finire nel dimenticatoio come i loro (anche più illustri) colleghi che da anni imperversano sui traguardi di tutta Europa. Ragazzi che corrono per necessità e non certo per svago come invece accade, in queste gare, per il 99 per cento dei partecipanti. A 3 minuti dal vincitore, e in pratica distanziato di un chilometro, il primo dei “nostri”, l'ottimo Igor Rizzi (Gruppo Alpinistico Vertovese); quarto Diego Abbatescianni (Palzola), che ha preceduto le due “glorie” locali: Salah Ouyat di Cavallirio e Dereje Rabattoni di Albo di Mergozzo. A chiudere la top ten gli ossolani Giacino Grassano, Ennio Frassetti e Alessandro Spadea, classificati nell'ordine. In campo femminile si è imposta l'italo polacca Mazena Michalska, quattordicesima assoluta, con un buon riscontro cronometrico (un'ora 17'37"), che ha preceduto Siham Laarachi, marocchina in forza al Cus Parma, Eugenia Magro (Dragonero), Marta Gariglio (Splendor Cossato) e Annamaria Picozzi (Atletica Vedano). Alla Maratonina del Vco erano iscritti in 710, ma all'arrivo ne hanno conteggiati solo 636. Un buon numero, comunque, se si tiene conto della concorrenza di altre gare, prima tra tutte il Giro, del non lontano, lago di Varese. Novità di quest'anno il taglio del centro di Gravallona al ritorno, compensato da un allungamento di percorso nella labirintica area del centro commerciale. Speaker puntuale e competente della manifestazione è stato Alberto Pizzi, che recentemente ha pure scritto un bel libro dal titolo “Quell'Hotel sull'Oceano”, forse autobiografico, soprattutto laddove si parla di maratone e di strade newyorkesi. Un po' di nostalgia per gli anni in cui la Co-Ver di Jonah Koech e compagni vinceva su tutti i traguardi mondiali. Sembra ieri e invece sono passati più di dieci anni.
sandro bottelli
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